Forum “Partecipazione incisiva” – Intervista a Paolo Nerozzi

NerozziCi parli di lei…

Ho trascorso la mia vita nella CGIL, prima nella categoria della Funzione Pubblica dell’Emilia Romagna, poi come segretario nazionale della stessa categoria. In questa veste ho collaborato con Massimo D’Antona, in particolare sui temi della democrazia in azienda. In seguito, come componente della segreteria nazionale confederale, ho continuato ad occuparmi della legge di rappresentanza. Dal 2008 al 2013 sono stato senatore. Ho firmato, assieme al senatore Treu, la proposta di legge sulla partecipazione e ho presentato, sulla base delle proposte Boeri-Garibaldi, un disegno di legge sul contratto unico.


Il suo punto di vista sulla democrazia in azienda ?

La democrazia in azienda è un concetto che presenta almeno tre aspetti da considerare. Il primo riguarda la garanzia della possibilità di verificare le effettive rappresentanze delle organizzazioni sindacali, attraverso il libero voto dei lavoratori. Senza una legge dello Stato tale diritto non è esigibile: la storia, infatti, ci dimostra che gli accordi tra le parti non sono sufficienti. Il secondo aspetto attiene al diritto per tutti i lavoratori di decidere in merito agli accordi contrattuali nazionali ed aziendali. Anche questo punto non è realizzabile senza una legge. La terza dimensione è costituita dalla democrazia economica e partecipativa, che necessita anch’essa di un supporto legislativo. La Costituzione ha previsto e indicato tale necessità nell’art. 46, così come è intervenuta sul tema della rappresentanza con l’art. 39. Entrambi gli articoli non sono stati integralmente applicati. La partecipazione è decisiva non solo come strumento volto a rendere più efficiente e produttiva l’azienda, ma anche come strumento di democrazia e controllo nell’azienda stessa. Alcune gravi crisi aziendali forse sarebbero state evitate attraverso una partecipazione attiva. C’è un altro elemento a mio parere molto importante: la partecipazione,in quanto strumento di realizzazione della persona, può sviluppare tutte le potenzialità e la creatività dei lavoratori.

Quali strategie ritiene prioritarie nel contesto italiano e quali i vantaggi socio-economici di una maggior partecipazione dei lavoratori nella creazione e distribuzione meritocratica del valore aziendale?

E’ necessario produrre una profonda riforma, anche attraverso lo strumento legislativo, su rappresentanza e partecipazione e intervenendo con una radicale riforma del modello contrattuale. Questo al fine di essere in sintonia con i processi di innovazione e globalizzazione in atto, che vedono il nostro paese spesso in ritardo. I vantaggi costituiti da maggiore efficienza, innovazione, produttività e coinvolgimento dei lavoratori sono già visibili dove tali cambiamenti sono avvenuti: hanno contribuito alla creazione e distribuzione del valore in azienda. Il merito è un concetto importante per la realizzazione della persona che lavora, a patto che non sia uno strumento discriminatorio e discrezionale, come talvolta è successo e succede, creando discriminazioni per appartenenza politica, sindacale, religiosa, di genere, di etnia.

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