Furlan: “Pronti a ripartire da lavoro, cuneo e tasse. Confindustria in ritardo”.

Una svolta tedesca. “Non come quella della legge elettorale “, annota la segretaria della Cisl Annamaria Furlan. “Proponiamo una mossa per tentare di rilanciare il sistema produttivo e cambiare il volto del capitalismo italiano: mettere in campo le risorse dei fondi pensione contrattuali per favorire gli investimenti, in cambio di una partecipazione azionaria dei lavoratori nelle imprese”.


Cominciamo dalla politica. Ormai sembrerebbe certo che non si vota in autunno. Pericolo scampato?
“Penso di sì. Abbiamo bisogno di un governo che governi. Non possiamo sprecare tempo”.

Il dibattito sull’economia sta riprendendo fiato. Priorità?
“Lavoro e lavoro. L’appello, giunto da due personalità straordinarie come Papa Francesco e il Presidente Mattarella, ad assumere come priorità del Paese l’emergenza lavoro non può e non deve cadere nel vuoto. Sarà questo il tema principale del congresso nazionale della Cisl che si aprirà il 28 giugno a Roma”.

Il governo punta sul cuneo fiscale. Vi convince?
“Il taglio del cuneo fiscale per le assunzioni dei giovani può essere una proposta adeguata, ma bisogna affrontare il tema della riforma fiscale, perché da lì dipende la ripresa dei consumi e degli investimenti. Apriamo subito il cantiere della riforma fiscale, con un tavolo vero di confronto, senza discuterne a spizzichi e bocconi”.

Nell’agenda ci sono sempre disoccupazione giovanile e precariato. Sembra che alle parole non seguano mai i fatti.
“Esatto. Io comincerei dall’abuso dei tirocini che spesso sono una vera e propria forma di sfruttamento. Così come ci aspettiamo che partano finalmente le politiche attive del lavoro e una vera alternanza scuola-lavoro. Anche il piano Industria 4.0 è importante ma serve anche lavoro 4.0, con una formazione adeguata. E poi dobbiamo completare la trattativa per cambiare le pensioni per i giovani e rinnovare subito tutti i contratti pubblici”.

Il 4 luglio riprenderete il confronto con Confindustria sulla riforma dei contratti.
“È un’altra priorità. I ritardi di Confindustria sono stati incomprensibili. Ora speriamo sia la volta buona per costruire un sistema moderno di relazioni industriali innovativo e moderno per rilanciare salari e produttività”.

E i voucher?
“Diciamo la verità: è una materia che riguarda solo lo 0,1% della forza lavoro italiana trasformata in oggetto di scontro politico con il rischio di interrompere la legislatura. Per la Cisl i voucher devono rimanere per le famiglie e per le onlus. In altri settori avevamo detto anche noi che andavano aboliti”.

Ci sono le condizioni per rilanciare il dialogo con il governo?
“Noi siamo sempre pronti al dialogo, ma faccio notare che ogni volta che la politica interviene sulle materie del lavoro, quando vuol fare da sé, senza un’opportuna e necessaria mediazione con i corpi intermedi, si produce solo instabilità. Si dà forza al populismo sindacale e alle posizioni antagonistiche, con provvedimenti discutibili e confusi sul piano legislativo che si scaricano sulla condizioni già difficili e precarie dei lavoratori. Vedi legge Fornero, esodati, buona scuola”.

La sua proposta, invece?
“Una nuova alleanza tra impresa, lavoro e politica per uscire dalla crisi e per tornare a produrre valore insieme. Una strada responsabile, opposta a quella di chi propone la via facile, ma insostenibile, dell’assistenzialismo, del reddito di cittadinanza, dei sussidi senza lavoro”.

Con la partecipazione al capitale delle imprese?
“Sicuramente. Se la politica vuole dare un contributo determinante al mondo del lavoro, approvi una legge di sostegno alla partecipazione organizzativa ed anche azionaria dei lavoratori (ci sono decine di progetti legge fermi nei cassetti del Parlamento) per introdurre la presenza dei rappresentanti eletti dai lavoratori nelle sedi dove si decide il destino delle aziende, come avviene in Germania o negli Usa. Questa sarebbe la vera svolta di democrazia economica che cambierebbe il nostro modello di capitalistico, sdoganando quei 200 miliardi accantonati nei fondi contrattuali ed assicurativi che invece potrebbero essere usati dalle imprese per investimenti in innovazione, ricerca, formazione, qualità dei prodotti “.

(R. Petrini, www.repubblica.it, 12.06.2017)

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