Intervista a Silvia Bruno

Ci parli di lei…

Silvia Bruno, 38 anni, dopo studi umanistici mi avvicino all’ambito della formazione e dal 2005 lavoro in tsm-Trentino School of Management ricoprendo nel tempo ruoli diversi che mi permettono di sviluppare competenze anche organizzative e di processo. Dal 2008 mi appassiono al tema delle relazioni di lavoro e contribuisco alla nascita in tsm, nel 2012, di LaReS Laboratorio Relazioni Sindacali, divenuto poi nel 2017 LaReS-Laboratorio Relazioni di Lavoro e Sindacali a testimonianza dell’ampliamento degli interlocutori, in seguito alla modifica delle legge provinciale sul lavoro (l.p. 16 giugno 1983, n. 19).

Non mi considero un’esperta di relazioni di lavoro, ma certamente un’appassionata apprendista che cerca di creare un ponte tra la formazione e il mondo del lavoro, mettendo così chi vi opera nelle condizioni di sviluppare nuove e imprescindibili conoscenze.

Un laboratorio di relazioni sindacali può essere considerato un esempio avanzato di partecipazione e coinvolgimento dei lavoratori nella gestione d’impresa: come nasce LaReS e quali sono i suoi principali obiettivi ?

Sappiamo tutti che le profonde trasformazioni dei sistemi economici e delle condizioni di lavoro impongono una costante qualificazione delle attività delle associazioni di rappresentanza, sia rispetto alle competenze specialistiche, sia nella più ampia capacità di interpretazione dei cambiamenti, per poter migliorare il sistema di relazioni tra le rappresentanze del lavoro e dell’impresa, a livello aziendale e di territorio. Il sistema delle relazioni assume pertanto, oggi più che mai, un ruolo decisivo per garantire crescenti livelli di competitività economica, partecipazione democratica e coesione sociale.

E’ proprio in quest’ottica che in tsm nel 2012, dietro sollecitazione di Cgil, Cisl e Uil del Trentino (a cui va attribuito il merito della volontà e della lungimiranza), nasce LaReS, un luogo di riflessione, condivisione, formazione e confronto culturale sui temi del diritto del lavoro, delle relazioni industriali, della rappresentanza e delle politiche pubbliche con l’obiettivo di fornire gli strumenti utili allo sviluppo delle competenze professionali di tutti gli operatori delle relazioni di lavoro del territorio trentino.

L’innovazione è stata l’aver pensato alla formazione di tutti i livelli, dalle rsu/rsa ai segretari generali, e soprattutto l’aver dato vita ad una scuola unitaria in cui appartenenti alle tre confederazioni sindacali si trovano contemporaneamente in aula insieme, senza distinzione di appartenenze o altro.

Con la legge di Stabilità provinciale 2017 e le modifiche alla legge provinciale sul lavoro (16 giugno 1983, n.19), LaReS viene formalmente riconosciuta come scuola di formazione permanente sulle relazioni di lavoro rivolta agli operatori, pubblici e privati, coinvolti nelle relazioni di lavoro e nelle politiche economiche e del lavoro sul territorio trentino (art. 6 bis comma 1) e questa identificazione ha significato una chiara conferma dell’investimento non solo economico, ma anche di valore, da parte della Provincia autonoma di Trento, con il conseguente ampliamento sia del numero che della varietà degli interlocutori (rappresentanti delle associazioni sindacali e datoriali, dipendenti dell’ente pubblico coinvolti nelle tematiche del lavoro e iscritti agli ordini professionali).

Questa lunga descrizione della storia di LaReS è necessaria per spiegare il suo sviluppo e l’articolata rete di relazioni e collaborazioni che si sono definitivi nel tempo sia in ambito locale che nazionale e internazionale.

Mi chiede quali sono i principali obiettivi di LaReS…

LaReS è principalmente un luogo di incontro e di scambio di conoscenze.

E’ un luogo in cui poter approfondire e analizzare le tematiche dello sviluppo economico, del diritto del lavoro, delle politiche fiscali, sociali, previdenziali e del lavoro; in cui si prova a qualificare gli agenti delle relazioni di lavoro e la contrattazione aziendale, territoriale e sociale, grazie a strumenti di valutazione delle politiche pubbliche e dell’analisi dei bilanci aziendali e attraverso le buone pratiche attuate a livello internazionale per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro e dei processi produttivi; in cui si sostengono i processi partecipativi e di condivisione tra le parti sociali a livello territoriale ed aziendale. Il tutto finalizzato al consolidamento della crescita economica e sociale, dell’innovazione e della qualità del tessuto produttivo.

Amo evidenziare un tratto importante di questo Laboratorio, che cerca di operare con un triplice sguardo: locale, perché è in primo luogo a questo livello che gli attori del territorio esercitano il proprio ruolo, all’interno di un quadro istituzionale trentino caratterizzato dalle prerogative sancite dallo Statuto di autonomia; nazionale, perché le relazioni industriali, le regole della contrattazione, il diritto del lavoro, il sistema di welfare hanno il medesimo orizzonte in Italia, sebbene si attuino in modo concretamente diverso territorio per territorio; europeo, perché parlando di globalizzazione non è possibile non considerare le influenze e le decisioni dell’Unione Europea e degli stati che ci circondano, nonché del ruolo delle organizzazioni europee di rappresentanza e degli organismi internazionali, con i quali nel tempo abbiamo stretto importanti dialoghi e collaborazioni.

Industria 4.0 pone importanti interrogativi sul futuro delle relazioni di lavoro e la formazione delle parti sociali sembra essere lo strumento principale per orientare correttamente le nuove modalità di interazione tra datore di lavoro e collaboratori: qual è il suo pensiero a proposito ?

Tutto il pensiero di LaReS si sviluppa partendo da questo assunto: la formazione delle parti sociali, a tutti i livelli, è da considerarsi uno degli strumenti principali per un nuovo sistema di relazioni industriali. Senza rappresentanti e operatori competenti e preparati ogni contrattazione, ogni tavolo, ogni confronto diventa inutile e sterile. Quindi crescita degli operatori del lavoro per noi significa crescita del territorio.

Un territorio, quello trentino, che come sappiamo beneficia da sempre in tutti i settori economici del lavoro congiunto delle parti sociali e dell’ente pubblico e che quindi crede fortemente nella condivisione e nel dialogo, nella concertazione. Un territorio questo che, seppur fortemente italiano, guarda a Nord cercando di mutuarne le buone prassi e avviare processi e progetti innovativi che sappiamo spesso fanno scuola in ambito nazionale.

Il Trentino si sta delineando sempre più come un laboratorio di innovazione sociale e LaReS ne è una testimonianza.

Quale potrebbe essere il prossimo passo per rafforzare la cultura della partecipazione in Italia ?

Domanda molto difficile…

Vivo prevalentemente il Trentino e osservo le dinamiche tipiche di questo territorio, che come dicevo, ai miei occhi presenta una molteplicità di caratteristiche che lo differenziano dalle altre regioni italiane. Vedo uomini e donne impegnati per lo sviluppo e la crescita del territorio e orientati al corretto funzionamento delle realtà lavorative, sia pubbliche che private, e una debole attenzione alle medaglie e ai meriti. Fare insieme per fare meglio, consapevoli del fatto che rappresentare, governare e guidare è impossibile senza una forte responsabilità e un’elevata competenza.

Forse l’Italia dovrebbe guardare a questo modello? Forse servirebbero minori divisioni e un maggiore orientamento al risultato, all’obiettivo? Forse una maggiore mediazione tra le parti?

Si è portati a credere che tutto possa accadere con un intervento politico, una legge, una riforma, ma non basta. Serve la cultura. Servono aziende aperte al confronto e parti sociali capaci di accogliere le sfide. Servono lungimiranza e coraggio.

Certo la situazione è migliorata negli anni e con ottimismo riconosco la definizione di scenari nuovi. Il vostro Osservatorio è certamente un importante mezzo di condivisione e comunicazione di quanto sta accadendo in Italia in tema di partecipazione. Potremmo dire “Qualcosa si muove!”. Non dimentichiamo inoltre le aperture previste dalle ultime leggi di Stabilità. Gli strumenti ci sono. Alle parti sociali il compito di ben utilizzarli.

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