Sulle rive del Brenta tornano a investire le firme della moda.

(Imagoeconomica)
    

Un distretto in controtendenza, rispetto al quadro nazionale, che vede il numero di aziende aumentare (+12 unità, a quota 532); gli addetti passare da 10.032 a 10.389 (+357); le paia sfiorare i 20 milioni (19.822.440 per la precisione, +2,1% rispetto all’anno precedente) e per la prima volta il fatturato superare i 2 miliardi (+6,2%).

A livello nazionale la produzione del settore è diminuita del 2% in quantità, l’export è sceso dello 0,9%. Meglio sono andati i prezzi, cresciuti del 2,5% a conferma che sempre più l’Italia può e dovrà competere sulla qualità. In calo aziende (- 97 unità) e occupati (-298 addetti).

Il distretto calzaturiero della Riviera del Brenta – a cavallo fra lPadova e Venezia – si presenta oggi così: l’unico cluster produttivo italiano capace di un aumento di dipendenti dal 2009, grazie alla scelta di posizionarsi su prodotti di lusso e alla presenza del Politecnico Calzaturiero, fondato nel 2001 per essere un modello unico di trasferimento di competenze verso i giovani e un hub di innovazione.

Solo nel 2012, in questi stessi giorni, imprese e sindaci sfilavano per denunciare il rischio di vedere scomparire un patrimonio di storia: la produzione di calzature qui risale a fine 800. Cinque anni fa si contavano le aziende chiuse, con una flessione del 14% nel numero dei calzaturifici, e la crescita delle realtà con socio o titolare di nazionalità cinese (+566% fra 2000 e 2012).

«Abbiamo combattuto ferocemente l’illegalità e il diffondersi di laboratori clandestini – ricorda Siro Badon, presidente di Acrib, l’associazione dei calzaturieri – anche mettendo a punto il primo contratto specifico per i terzisti. E oggi le grandi firme sono venute non solo a produrre, ma a investire qui portando in Riviera la loro stessa sede, certe di trovare professionalità e regole». Il riferimento è Louis Vuitton, Prada, Saint Laurent e al quartier generale Dior, raddoppiato nel 2016.

«In questi anni aziende concorrenti hanno saputo mettere insieme le forze per un obiettivo comune: investire nella formazione dei giovani per affrontare il passaggio generazionale. Ecco perché il Politecnico è un modello che auspichiamo possa essere trasportato anche in altri settori», spiega Vincenzo Marinese, presidente Confindustria Venezia Rovigo, che nei giorni scorsi ha accompagnato la visita in Riviera del sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta. «Un’occasione per presentare una realtà unica – sottolinea Marinese – Qui c’è l’orgoglio di produrre e proporsi al mondo, la visione e la coesione su un progetto comune: dare vita a una struttura di formazione e trasferimento tecnologico eccezionale». Quella della formazione è una sfida per un settore – tessile, abbigliamento e pelle – che in Veneto conta 60mila lavoratori, di cui 18mila con oltre 50 anni. Il Politecnico copre sia la formazione professionale che quella tecnica; c’è la scuola di design e tecnica, il percorso biennale dell’Its, ma anche corsi intensivi per giovani non occupati e a misura di aziende o interaziendali. Un incubatore e un fablab si occupano di far crescere nuove imprese, sperimentare materiali, offrire servizi.

Così, con prudenza, il clima che si respira è di ottimismo: nelle aule della formazione si organizzano “lezioni di futuro”, e anche il clima sindacale è tornato collaborativo. Lo scorso luglio è stato prorogato il contratto integrativo del calzaturiero della Riviera, che prevede un premio produzione massimo di 1.088 ero annui per 4.500 lavoratori. «Ora, dopo sette anni di proroga – dice Massimo Meneghetti, Femca Cisl Venezia-, la sfida è costruire l’impianto del premio per i prossimi anni e firmare un patto per lo sviluppo che permetta di attuare, anche con la Regione, la certificazione delle produzioni e della filiera. Inoltre occorre sfruttare le innovazioni del decreto Industry 4.0 e favorire la partecipazione dei lavoratori all’attività di impresa. Questa dimostra di essere un’area appetibile, ma occorre giocare d’anticipo per non subire la concorrenza di altre realtà E portare i benefici più vicino a chi lavora».

(B. Ganz, www.ilsole24ore.com, 22.11.2017)

 

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