Il neosocialismo di Thomas Piketty scopre l’idea “partecipativa”.

Il nuovo saggio dell’economista francese, “Capitale e ideologia” recensito da Mario Bozzi Sentieri

L’ultimo libro di Thomas Piketty tradotto in italiano (“Capitale e ideologia”, La Nave di Teseo)  è un tomo poderoso: 1200 pagine, più di un kilogrammo di carta sottile. L’economista francese  non è nuovo a queste “prove di forza”.  “Il Capitale nel XXI secolo”,uscito nel 2013  aveva una lunghezza di oltre 900 pagine, a conferma  della volontà visionaria di Piketty, impegnato a misurarsi sui grandi scenari della storia e dei cambiamenti ideologici. Genericamente etichettabile come un neo-socialista, oggi l’autore di “Capitale e ideologia” sposta la visuale dai tradizionali riferimenti di classe a quelli di una più ampia “lotta ideologica” ,  muovendosi dalle antiche società schiavistiche fino ad approdare alla modernità ipercapitalista. Alla base  la  convinzione che  la diseguaglianza non è provocata dall’economia ma dalla politica e dall’ideologia e proprio per questo è possibile intraprendere un’ altra strada. 

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