Un anno di Stato e Partecipazione e una scienza aperta all’etica e al confronto.

Nel dicembre del 2020 usciva il primo volume dell’Istituto «Stato e Partecipazione», dal titolo L’Italia del Futuro. Con una serie di saggi affidati a professori, studiosi e sindacalisti si cercavano di tratteggiare spunti, analisi e programmi per la (ri)costruzione della Nazione nel dramma della pandemia. Dall’agricoltura all’industria, passando per la politica estera, il sindacato e le periferie, ogni aspetto vitale era toccato, seguendo il filo conduttore della necessità del recupero di ampie fette di sovranità e dell’impostazione di strategie di lunghissimo periodo per l’Italia.

Poco più di un anno dopo, queste priorità sono state drammaticamente confermate: i sanguinosi rincari delle bollette che stanno mettendo in ginocchio imprese e famiglie; la dipendenza energetica (e in numerosi altri settori fondamentali) per chiudere con le interferenze estere e finanziare nel nostro tessuto sociale sono solo i primi esempi. Il tutto mentre il mondo del lavoro è in crisi e multinazionali proprietarie di aziende come Timken e Gkn inviano licenziamenti via posta elettronica.

Poco più di anno dopo, l’Istituto dà vita a una rivista che si apre proprio con la prefazione a quel testo, uno scritto suggestivo firmato da Giulio Tremonti che invita alla fiducia nel futuro aprendo allo stesso tempo riflessioni critiche degne di discussione. Nell’epoca dei social si sceglie la strada di una rivista di approfondimento cartacea nella convinzione che solo lo studio multidisciplinare e profondo della complessità possa portare frutti fecondi, per quanto sia sempre meno frequente trovare chi possegga la voglia e la pazienza di studiare, approfondire e confrontarsi uscendo dalle semplificazione spicciole e dal “presentismo” che legge tutto con gli occhi del “qui ed ora”. L’ambizione dell’Istituto non si ferma qui: la rivista cercherà di coniugare la riflessione scientifica con dibattiti e proposte pratiche, in un dialogo di alto livello che punta a coinvolgere il mondo dell’accademia, della politica e dell’approfondimento senza nessun limite preconcetto. Ogni voce sarà accolta nella speranza di dare linfa a un dibattito culturale di cui, nonostante la presenza di alcune realtà editoriali di alto profilo, si avverte sempre più la mancanza.

Si proverà dunque a uscire dalle ipocrisie di chi dietro la cosiddetta “oggettività” maschera spesso precise visioni del mondo che escludono le voci dissonanti. E basti qui fare gli esempi del mondo accademico che fatica in molti casi a lasciare “filtrare” versioni non conformiste della storia o delle esperienze dei “tecnici” al governo, le cui decisioni sempre «razionali, matematiche e scientifiche» mettono alla berlina qualsiasi critica, che diviene giocoforza «irrazionale». A tutto ciò noi preferiamo un dibattito franco che non nasconda i giudizi di valore ma se ne faccia forza per stimolare la riflessione e il progresso scientifico, in cui la stella polare sia l’onestà intellettuale. Ci si può e si deve in questo rifare alle parole di Gaetano Salvemini, il quale scrisse: «noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti: cioè renderci conto delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse e mettere in guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra parzialità. L’imparzialità è un sogno, la probità è un dovere».

Un numero sulla partecipazione, tema vitale del futuro

Il tema della partecipazione è il filo conduttore di questo numero. Dopo un denso approfondimento storico del professor Vivaldi-Forti sulla figura di De Gaulle, che dedicò alla centralità del lavoro uno sforzo notevole, si entra nel vivo della questione con alcuni commenti a un progetto di legge che mira all’attuazione dell’articolo 46 («Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende») e che viene qui presentato per la prima volta. La considerazioni iniziali sono affidate all’onorevole di Fratelli d’Italia Carolina Varchi e ad Elena Donazzan, Assessore Regionale istruzione, formazione, lavoro e pari opportunità del Veneto e responsabile nazionale lavoro e crisi aziendali dello stesso partito. Entrambe sottolineano l’importanza della partecipazione dei lavoratori alle imprese quale “antidoto” alle difficoltà che gli scenari della globalizzazione ci hanno messo di fronte, facendosi forza di esperienze dirette e richiami storici. I successivi commenti portano la firma di Maurizio Castro, che vanta un’esperienza politica e imprenditoriale sul tema della partecipazione seconda a nessuno in Italia, e di Mario Bozzi Sentieri, il quale auspica una convergenza “trasversale” delle forze politiche per realizzare una riforma partecipativa. Il giovane Francesco Marrara, infine, ci porta dentro l’esperienza del birrificio Messina, impresa che ha esplorato strade di partecipazione concreta dei lavoratori alla gestione aziendale. Nella seconda sezione troviamo approfondimenti storici sulla Destra sociale (di Gherardo Marenghi, professore di Diritto amministrativo ed elemento cardine dell’Istituto) e sulla figura di Nicola Bombacci (Luca Lezzi) al fianco di due scritti che descrivono dettagliatamente questioni di stringente attualità: dal salario minimo (Francesco Guarente) alla transizione ecologica, magistralmente “indagata” da Gian Piero Joime. Quale antologia finale, alcuni scritti di Gaetano Rasi sul tema partecipativo, che in Italia è rimasto per lungo tempo riferimento ideale della Destra sociale, al contrario del resto dell’Europa dove è stato spesso una bandiera della socialdemocrazia (il caso tedesco il più noto).

Proprio l’Istituto di Studi Corporativi di Rasi, che ebbe al suo fianco personalità quali Ugo Spirito, Ernesto Massi, Diano Brocchi e Giano Accame, rappresenta uno dei riferimenti di «Stato e Partecipazione» che, nel libro Oltre la Destra, ha ricordato diverse figure di quel mondo che per tutto il dopoguerra cercò di coniugare l’amor di Patria a una spiccata sensibilità sociale. Si tratta del settimo volume pubblicato in un percorso che, dopo il già citato L’Italia del futuro, e una lunga serie di articoli, dossier e conferenze, ha abbracciato con i suoi testi la storia (La sola ragione di vivere. D’Annunzio, la Carta del Carnaro e l’Esercito liberatore e poi Le radici nascoste della Costituzione), il rilancio delle aree interne della penisola (Borgo Italia) e dell’agroalimentare (Tradizione Ecologica) arrivando fino a una visione critiche dell’Unione Europa (Destino Nazionale vs Vincolo Europeo). Questa rivista è un nuovo mattone di un percorso in continuo divenire, fatto di una scienza aperta all’etica e al confronto.

(La Voce del Patriota)

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