Furlan: il welfare aziendale non sostituirà il sindacato.

(…) La realtà italiana è fatta di piccole e medie imprese, dove il welfare aziendale è più difficile. Proprio qui deve concentrare i suoi sforzi il sindacato, con la contrattazione a livello territoriale e aziendale.

(…) Porteremo il 70% delle nostre risorse, sia umane che economiche, sul territorio, proprio per potenziare la contrattazione di secondo livello.

(…) Perchè è vero che la CISL ha più di 4 milioni di iscritti ma è anche vero che i giovani sono pochi. E invece bisogna farli partecipare, come bisogna far partecipare tutti i lavoratori alla governance dell’azienda.

(L. Salvia, Corriere della Sera, 28.09.2015)

Rinnovo contrattuale, no alle brutte copie della Germania.

(…) La Germania non è poi quel paradiso della contrattazione che alcuni sognano. La copertura dei contratti collettivi si è notevolmente ridotta negli ultimi anni: raggiungeva l’80% dei lavoratori prima del 1990 (…), oggi si attesta al 45% nei Laender dell’Ovest e al 40% in quelli dell’Est. In Italia la contrattazione collettiva interessa l’85% dei lavoratori.

(…) Se si vuole trarre qualche lezione utile dalla Germania, andrebbe invece importato il modello di relazioni industriali della partecipazione, incrociandolo con le migliori pratiche contrattuali in Italia. Infatti, più che le riforme del mercato del lavoro del governo Schroeder, è stata la partecipazione dei lavoratori a favorire la difesa e poi il rilancio del sistema industriale tedesco, dell’occupazione e dei salari.

(M. Bentivogli (Segretario generale FIM CISL), l’Unità, 22.09.2015)

The silence of the Unions.

The amazing thing about the Volkswagen scandal is the total silence of the German union. Or, better yet, the total absence of any dialectical ripple, to use a euphemistic expression, in the face of the progressive deterioration of the problem in Wolfsburg.

(…)“The German union is paralyzed,” said Bruno Manghi, a historic, authoritative commentator on Italian unions and one of the leading experts in the dynamics between plant, society and politics. Most likely, there’s a widespread fear of losing jobs.

(…)“I don’t know up close the structure of Mitbestimmung at Volkswagen,” said Gian Enrico Rusconi, a historian and leading expert on German politics, “But its astounding that the union leaders weren’t aware of anything.

(…)“Following the news of what’s happening,” said Rusconi, “what’s striking is the insistence with which, inside Volkswagen, they are trying to limit taking responsibility, putting the blame on a small group of people, ‘technicians.’ If that’s what they’re doing it’s a pretty miserable attempt.”

(P. Bricco, www.ilsole24ore.c0m, 01.10.2015)