Lavoro, fisco light per “modello tedesco”.

Forte elasticità salariale, litigiosità sindacale bassissima (nei primi sei mesi dell’anno zero ore di sciopero), alta propensione all’innovazione. In poche parole il modello aziendale tedesco che, al netto dello scandalo Volkswagen, in questi ultimi anni ha portato la Germania ad essere la locomotiva d’Europa. Il Mitbestimmung (in italiano può essere tradotto in “co-gestione”) funziona e piace ad aziende e dipendenti.

A quanto pare, tra gli estimatori c’è anche il governo italiano che nella nuova Legge di Stabilità ha inserito agevolazioni fiscali a vantaggio di quelle imprese che facilitano la compartecipazione dei lavoratori. Per il 2016 l’esecutivo mette sul piatto 430 milioni (salgono a 589 milioni negli anni successivi) che permettono di detassare al 10% i premi di produttività fino a 2.000 euro, compresa la distribuzione di utili aziendali, e vengono inseriti “voucher” per il welfare aziendale totalmente detassati.
Nello specifico, l’articolo 12 della nuova manovra finanziaria detassa a partire dal 2016 “le somme erogate in relazione ad incrementi di produttività, prevedendo l’applicazione di una imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali regionali e comunali con aliquota del 10% per i lavoratori” privati che hanno percepito un reddito di lavoro dipendente inferiore ai 50mila euro (il precedente era di 40mila). L’agevolazione copre 2mila euro ma può arrivare a 2.500 per “le aziende che coinvolgono pariteticamente i lavoratori nell’organizzazione del lavoro”. Di fatto, tra i beni detassati rientrano anche gli utili che l’azienda distribuisce ai dipendenti come premi di produttività. La novità più popolare, però, è legata al cosiddetto welfare aziendale. Il datore di lavoro può dare ai propri dipendenti un “bonus” totalmente esentasse purché finalizzato alla “fruizione di servizi” relativi ad educazione, istruzione ed assistenza di anziani o persone non autosufficienti.
In sintesi, una sorta di “voucher” utilizzabile per pagare asili, badanti o finalizzati all’istruzione. Inoltre, il dipendente può anche chiedere al datore di lavoro di ricevere, in parte o in tutto, il premio di produttività come welfare aziendale fruendo della maggiore agevolazione fiscale.
In ogni caso, con la nuova normativa i fringe benefit concessi ai dipendenti non formano reddito di lavoro dipendente, anche nel caso in cui gli stessi siano fruiti in sostituzione delle somme detassate.

(T. Fulgione, www.ansa.it, 29.10.2015)

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