Capone (Ugl): ‘’Serve nuovo modello contrattuale con partecipazione lavoratori’’.

“Sicuramente c’è bisogno di un nuovo modello contrattuale. Fermo restando la centralità del contratto collettivo nazionale di lavoro, il contratto di secondo livello ci vede disponibili all’apertura di un tavolo legato a un antico principio che seguiamo fin da quando siamo stati fondati come Cisnal nel 1950, che è la partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa“. Così Francesco Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl, con Labitalia, interviene sul tema ‘caldo’ della contrattazione.

“Abbiamo ancora modelli contrattuali legati al modello di produzione e alla grande industria degli anni ’50, che hanno tutelato fin ad oggi il mondo del lavoro. Negli anni ’50 avevamo un’industria con 20mila addetti nello stesso sito produttivo, oggi è tutto completamente cambiato”. Per l’Ugl, però, il cambiamento non può passare dalla perdita di diritti e tutele. “Cambiare un modello contrattuale e renderlo più adatto ai tempi -sottolinea Capone- non deve voler dire perdere in tutele, in diritti per i lavoratori, ma vuol dire semplicemente procurarsi e sperimentare modelli differenti“.

E Capone dice no ai passi in avanti di Confindustria. “(…) Il cambio di un modello contrattuale, per renderlo uno strumento solo legato alla produttività aziendale, senza praticamente il quadro forte del contratto nazionale, non credo sia possibile (…)”.

Il sindacato è comunque aperto al confronto. “L’Ugl pensa che sperimentare nuovi modelli -ribadisce Capone- è un’esigenza. E pensiamo che il contratto nazionale deve avere tutta la sua forza, essere la base sotto la quale non si può andare (…)”.

Al centro di un modello contrattuale, per l’Ugl, deve trovare posto la partecipazione dei lavoratori. “E’ un modello -sottolinea- di democrazia economica che viene applicato in altri paesi in particolare in Germania. Ed è un sistema che supera lo scontro di classe tra datore di lavoro e lavoratore e il concetto di sindacato contrapposto e conflittuale e arriva al negoziato tra componenti importanti del processo produttivo. Tanto chi ci mette l’idea imprenditoriale e il capitale, tanto chi ci mette la capacità di lavorare in quello specifico progetto”.

“La partecipazione -rimarca- è proprio il superamento del conflitto di classe ed è uno strumento di democrazia economica che consente di superare anche i momenti di crisi. Può essere lo strumento per consentire al sistema Italia di uscire dalle secche della crisi e rilanciare il Paese con una capacità produttiva che è poi il parametro con la quale si misura la ricchezza del Paese”. (…)

(www.adnkronos.com, 21/07/2015 )

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