Castellani: la partecipazione dei lavoratori nella vita dell’impresa come scommessa sul futuro.

Le chiamano mutazioni antropologiche, Karl Polanyi ha scritto un bellissimo libro sulla questione: “La grande trasformazione” legando le mutazioni della società ai cambiamenti produttivi ed economici.
I tempi per la realizzazioni sono necessari alla maturazione culturale anticipatrice delle azioni. Viceversa sono inutili i tempi persi mentre determinante è avere degli obiettivi da raggiungere.
Dico questo perché nel voler riflettere, ancora una volta, sul tema della partecipazione dei lavoratori nella vita dell’impresa ricordo i molti convegni a cui ho partecipato in questi anni, i tanti commenti scritti e parlati, i favorevoli e i contrari all’idea.

Nel vivere questi passaggi, peraltro ahimè non ancora conclusi, si ha l’idea che si parli molto per non concludere nulla. Mi illudo spesso che non sia così e che tutto possa servire ad aiutare quella, appunto, mutazione e crescita culturale sia tra i lavoratori che tra gli imprenditori per avviare con decisione un’idea nuova di impresa e di relazioni industriali dove la partecipazione responsabile dei soggetti interessati: impresa e dipendenti porti a risultati di produzione, clima aziendale positivo e benefici economici per le parti in causa.

Per fare questo servono molti ingredienti, sbagliare il meno possibile e soprattutto crederci fino in fondo.
La crisi conosciuta ha pienamente dimostrato che dalla malattia esce prima e senza molti danni chi ha affrontato la patologia con un corpo sano e continuando ad investire sul futuro. Viceversa quando la crisi ha incontrato aziende il cui corpo era appesantito da deficit di capitale, da obesità di debito, da eccessiva sedentarietà. La
patologia si è accanita lasciando spesso senza scampo chi galleggiava convinto che fosse sufficiente.
Un aiuto alla metamorfosi, o all’accelerazione della stessa, viene dal governo con l’ultima legge di stabilità e con la successiva circolare dell’agenzia delle entrate del 15 giugno con cui si incentivano gli accordi sindacali con le imprese, aventi per oggetto la partecipazione paritetica dei lavoratori nell’ organizzazione del lavoro.

Mi sono dilungato all’inizio perché sono convinto che tale possibilità è traguardabile solo se il salto culturale dei protagonisti, imprenditori e dipendenti , sarà accompagnato da una consapevolezza che il periodo dell’antagonismo e della lotta di classe è superato e nella globalizzazione in atto la lotta, se così è ancora possibile chiamarla, sarà tra chi vede ancora nel lavoro uno strumento di riscatto e di democrazia e chi, viceversa, ritiene che il potere finanziario basti a se stesso.
Ovviamente anche Verona “sarà obbligata” a scommettere sul suo futuro imprenditoriale del mondo del lavoro percorrendo l’unica via possibile: la partecipazione responsabile, nel lavoro, tra impresa e dipendenti.

(M. Castellani, www.cislverona.it, 14.07.2016)

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