Il sindacato nella tenaglia, orfano della politica e distante dal lavoro.

Alla vigilia dell’apertura del congresso nazionale della Cgil l’intero sindacato italiano sembra come stretto da una tenaglia. Da una parte c’è l’offensiva della politica che non solo non riconosce più il ruolo della concertazione e dell’annesso potere di veto ma sta illustrando un’altra idea della società di mezzo.

(…) L’altro braccio della tenaglia sta in una progressiva perdita di aderenza ai mutamenti del lavoro e dell’economia reale.

(…) Aggiungo che il lavoro autonomo è considerato ancora una variante negativa di quello dipendente e che nessun monitoraggio è partito sulla realtà dell’auto-impiego dei giovani (uno su quattro).

(…) Se però dalle questioni organizzative passiamo ai contenuti l’unica considerazione sensata che si possa avanzare è che una nuova stagione del sindacato non si può inventare a tavolino. Bisogna partire dalle esperienze e come tali quelle che recano con sé un margine interessante di innovazione provengono dalla contrattazione aziendale.

(D. De Vico, Corriere della Sera, 04.05.2014)

Battaglia per il lavoro, a cosa serve il sindacato.

(…) Una cosa però va detta con nettezza: senza un sindacato, o con un sindacato in ritirata, la società sarà più debole.

(…) In ogni caso il sindacato è invecchiato per la “rottamazione” di Renzi.

(…) Il sindacato può ridefinire il suo ruolo cruciale per lo sviluppo del Paese ripartendo da ciò che più gli è proprio: la contrattazione.

(…) Da contrattare non ci sono solo salari, standard, diritti. Se il tema diventa la qualità del lavoro e della sua organizzazione, la contrattazione può diventare “costruzione” economica e sociale. E una nuova collaborazione è possibile – ci sono già esperimenti riusciti – con l’impresa che aumenta la produttività perchè innova: sono le basi potenziali di un nuovo patto sociale.

(C. Sardo, l’Unità, 05.05.2014)

Ichino spiega come Renzi può far cambiare verso ai sindacati.

Svolta sui contratti aziendali, flessibilità e produttività. L’altro lato del Def.

(…) Il governo, sempre nel Def (che rappresenta anche un manifesto della Renzinomics), ha annunciato l’intenzione di rafforzare la contrattazione decentrata, cioè a livello aziendale, in contrapposizione con quella nazionale vigente nella maggior parte dei settori industriali.

(…) “In questo modo – dice Ichino – verrà sancito come principio generale, quello, già vigente da più di un decennio in Germania, secondo cui il contratto aziendale stipulato da una coalizione sindacale che abbia i requisiti di rappresentatività maggioritaria prevale sul contratto collettivo di livello superiore.

(A. Brambilla, il Foglio, 10.04.2014)

Il pragmatico Squinzi, CGIL in trincea.

Incassato il successo delle urne per il premier Matteo Renzi si riapre il capitolo del rapporto con le forze sociali.

(…) Gli industriali non hanno nessuna voglia di passare per inconsolabili vedovi della concertazione e se chiedono al governo di essere ascoltati è per apportare competenze.

(…) Lo scenario più probabile è quello di una guerra di posizione tra Renzi e la CGIL che si giocherà su due terreni, la riforma della pubblica amministrazione e il Jobs Act.

(D. De Vico, Corriere della Sera, 28.05.2014)

 

 

Il contratto ? Facciamolo strano.

Aumentano i lavoratori che accettano accordi aziendali che superano i vincoli nazionali.

La pasta Riscossa ha dato 300 euro al mese per non fermarsi nei weekend. e alla Tenaris Dalmine viene premiato chi si attiva per la sicurezza.

(G. Riva, l’Espresso, 29.05.2014)

Concertazione, la scusa che ha bloccato l’Italia.

Protagonisti dell’ultimo trentennio, gli accordi con sindacati e Confindustria erano specchio di un governo debole. Ora l’aria è cambiata. Per la crisi, non per gli attacchi di Renzi finora rimasti slogan.

(…) Si ricorda infatti che il 52 per cento dei tesserati del sindacato della sinistra (ndr CGIL) è composto da pensionati e non rappresenta i giovani e i disoccupati.

(…) Il mondo delle partite iva è rimasto spesso senza rappresentanza.

(…) La rigidità della concertazione provoca un costo in crescita del lavoro, mentre gli altri paesi del Mediterraneo, Spagna e Portogallo per esempio, lo hanno ridotto.

(A. Giuricin, Panorama, 21.05.2014)

 

 

Intervista a Sergio Cofferati – I nostri sindacati non faranno la fine dei minatori inglesi.

(…)”La concertazione non c’è più, ma non si capisce se Renzi ritenga utile o no il confronto con le parti sociali. Qual è il suo approccio culturale ?”

“Conservare i diritti acquistati è un fattore decisivo del lavoro e della nostra democrazia.”

“Grandi ristrutturazioni, riforme, Europa: i sindacati hanno sempre mostrato responsabilità.”(…)

(R. Gianola, l’Unità, 08.05.2014)

 

I giovani operai Fiat, nè conflittuali nè aziendalisti.

(…)Per la prima volta dagli anni Ottanta un sindacato (in questo caso la Fim Cisl) decide di compiere una ricerca ad ampio raggio tra i dipendenti degli stabilimenti Fiat. (…) I giovani sono quelli più disposti a proporre modifiche e miglioramenti. (…) Il responsabile delle relazioni sindacali di Fiat ha concluso i lavori dicendo che il sistema WCM (World Class Manufacturing ndr) “darebbe migliori risultati se di fronte avessimo un sindacato unico che tratta per tutti”. (…)

(P. Griseri, la Repubblica, 15.05,2014)