Dove i dipendenti hanno voce in capitolo.

Anche se ci sono differenze significative all’interno dell’UE con riferimento ai diritti di partecipazione nei consigli di sorveglianza o di amministrazione delle società, l’Europa è relativamente ben messa. Questi diritti sono un “elemento chiave del modello economico europeo”, sostiene Anke Hassel, responsabile scientifico di “Workers‘ Voice and Good Corporate Governance in Transnational Companies in Europe”, il gruppo di lavoro avviato nel 2015 dal direttore dell’IMU, Norbert Kluge. I membri sono professionisti delle imprese, sindacati ed esperti europei e accademici di tutta Europa. È stato analizzato il modo in cui i dipendenti influenzano le decisioni aziendali in altri paesi dell’UE.
Il progetto ha raccolto informazioni su 855 società quotate nell’UE, che coprono gli anni dal 2006 al 2014. Oltre ai dati-chiave aziendali, l’analisi contiene informazioni dettagliate sulla partecipazione dei lavoratori, intesa come l’insieme dei meccanismi che influenzano le decisioni strategicamente importanti nelle imprese e contribuiscono così all’applicazione dei diritti dei lavoratori. Ad esempio, 18 dei 28 Stati membri dell’UE hanno disposizioni statutarie che garantiscono la partecipazione dei dipendenti ai consigli di sorveglianza o ai consigli di amministrazione di grandi società. In Germania, le leggi di codeterminazione lo fanno. Altre pratiche di partecipazione sono legate ad accordi collettivi, consigli di fabbrica nazionali ed europei e accordi commerciali,
Secondo l’analisi, la partecipazione dei lavoratori è saldamente diffusa in molte aziende europee. Anche se in Europa non è possibile identificare un modello uniforme, nella pratica esistono numerose varianti e che hanno un effetto simile alla partecipazione “alla tedesca”. Le varie forme di partecipazione sembrano essere spesso correlate: quando si guardano le 100 più grandi aziende, è evidente che tutte le società sono positivamente orientate al benessere dei dipendenti, sia a livello individuale che di collettività. Inoltre, il 91% di loro ha consigli di fabbrica europei. Tra le società senza codecisione, solo l’82% ha contratti collettivi e solo il 58% ha un comitato aziendale europeo.
Emerge chiaramente che il coinvolgimento dei dipendenti genera valore aggiunto per le imprese. La partecipazione aiuta a risolvere problemi organizzativi, contribuisce al monitoraggio e all’ottimizzazione delle decisioni aziendali, in particolare nei principali processi di cambiamento e ristrutturazione, e facilita il flusso di informazioni tra il management e i collaboratori.
La partecipazione può contemporaneamente contribuire alla stabilizzazione della democrazia e alla crescita economica: in otto dei dieci paesi con la minore disuguaglianza sociale nel mondo, i rappresentanti dei lavoratori siedono in organi di gestione. Lo stesso vale per quattro dei dieci paesi più competitivi secondo il World Economic Forum. Al fine di sfruttare appieno i punti di forza e i benefici della partecipazione, è imperativo che la codecisione aziendale non solo venga mantenuta a livello nazionale, ma rafforzi anche la sua base istituzionale e legale in Europa.
(Hans Boeckler Stiftung – traduzione a cura di Mitbestimmung)

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