Focus FCA-Psa – La novità (che sa di Germania) dei lavoratori nel Cda.

«Al perfezionamento dell’operazione il Consiglio includerà due membri in rappresentanza dei lavoratori di Fca e di Groupe Psa». È sicuramente una delle novità dell’accordo Fca-Psa l’ingresso in Cda di componenti in rappresentanza delle organizzazioni dei lavoratori. Una pratica, questa, mutuata in particolar modo dal sistema tedesco, ma secondo una pratica invalsa negli Usa (soprattutto) e anche in altri Paesi.

Immediate le reazioni positive da parte dei sindacati italiani. «È di grande interesse la svolta verso la partecipazione dei lavoratori per cui da tempo la Cisl premeva sul vertice Fca» commenta Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl indicando nell’intesa fra Fiat Chrysler Automobilesun accordo che «contiene le garanzie per tutti gli stabilimenti e la prosecuzione dei piani industriali già avviati».

 «È davvero molto positivo che si preveda la presenza di due rappresentanti dei lavoratori nel board della nuova società, che nascerà dalla fusione di Fca e Psa», afferma Rocco Palombella, segretario generale Uilm, sottolineando che «la fusione sarà un processo lungo, ma noi incontreremo già venerdì i vertici di Fca, per incominciare a capire quali sono le strategie del gruppo nascente».

«La partecipazione diretta di due rappresentanti dei lavoratori nel nuovo cda, uno per Psa e uno per Fca – osservano Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil e Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile automotive – è un fatto innovativo. Per rendere veramente democratica l’innovazione è necessario che siano le lavoratrici e i lavoratori a eleggere i propri rappresentanti. Accanto a questo è necessario un rafforzamento e un rinnovamento delle relazioni sindacali e dei diritti dei lavoratori nel contrattare la propria condizione».

Per Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl, la presenza dei due componenti in rappresentanza dei lavoratori all’interno del Cda del nuovo gruppo Fca-Psa «è un segnale di grande sviluppo economico e sociale. Auspico che questo modello partecipativo di coinvolgere nelle scelte aziendali i lavoratori sia d’esempio per altre realtà italiane, non solo per modernizzare l’assetto aziendale e restare al passo con i tempi ma anche per incrementare la produttività e la qualità del lavoro».

L’esempio che viene sempre richiamato quando si parla di processi di partecipazione e co-decisione dei lavoratori è quello tedesco: la Mitbestimmung. In base a questa normativa nelle grandi e medie aziende i lavoratori eleggono sia il consiglio di fabbrica sindacale sia i loro rappresentanti negli organi direttivi con pieni poteri, alla pari degli azionisti.

Che la pratica non si però un unicum lo ha segnalato l’Ocse nel suo Employment Outlook. Fornendo un panorama sul funzionamento della contrattazione collettiva nei paesi aderenti e affrontando anche il tema della partecipazione, l’Ocse ha così segnalato che forme di partecipazione dei lavoratori nella gestione di società private siano presenti anche in Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Ungheria, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Svezia.

In alcuni Paesi invece – Cile, Grecia, Irlanda, Israele, Polonia, Portogallo e Spagna – i rappresentanti dei lavoratori possono sedere nei consigli solo delle imprese statali. Si parla di consigli di amministrazione o anche di sorveglianza. La nomina può essere in capo ai sindacati, o alle volte direttamente decisa dai dipendenti.

(Il Sole 24 Ore)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *