Il fallimento della rappresentanza militare e l’esigenza della partecipazione.

Le capacità di intervento della Rappresentanza militare sono limitate dal mancato riconoscimento di una personalità giuridica, che preclude a qualsiasi potere negoziale. Solo nel 1995 è stata concessa, limitatamente agli organismi centrali (Cocer), la facoltà di “concertazione”, ovvero alla possibilità che questi organismi di rappresentanza hanno nel partecipare alla stesura del contratto nazionale di categoria.

Partecipare non significa stabilire di comune accordo. Infatti, a causa dell’assenza dei poteri di contrattazione, le proposte presentate dai Cocer non hanno carattere vincolante, pertanto, anche in mancanza del loro consenso, l’accordo può perfezionarsi. Gli organismi si esprimono sui temi di competenza con deliberazioni prese collegialmente. Non essendo vincolanti, l’accoglimento di tali decisioni dipende dall’equilibrio del superiore gerarchico che ha potere contrattuale. In assenza di una tale predisposizione nell’autorità di riferimento, non esistono reali contrappesi o correttivi che consentano ai consigli di dare sicura attuazione alle loro proposte.

La rappresentanza Militare, in questa veste, appare un organismo simbolico, nel quale i militari rappresentano più la forma che la sostanza. Questa apparato viene fatto nascere unicamente per una sua forma figurativa, che funge più da “cameriere” che apparecchia il tavolo, piuttosto che da “invitato” a cui spetta l’onore di partecipare al “banchetto”.

L’esigenza della partecipazione

Anche in un’organizzazione altamente formalizzata e programmata come quella della Guardia di Finanza, si va affermando la coscienza dell’importanza della soggettività delle persone che la compongono. Se in passato poteva essere fondata la visione del militare come macchina perfettamente funzionante, regolata da meccanismi automatici, e di un’organizzazione popolata da automi predeterminati dal vertice, oggi si rivela inadeguata e fuorviante.

Come in un’azienda privata, la partecipazione dei lavoratori all’impresa ai giorni nostri non è più catalogabile come un mero discorso ideologico. All’interno di organizzazioni che necessitano, in un mondo globalizzato, di agire con sempre maggiore efficacia ed efficienza, la valorizzazione delle risorse umane, la costruzione di relazioni fiduciarie tra dirigenti ed operatori, l’ascolto delle idee e dei suggerimenti che provengono dal basso, sono esigenze sempre più avvertite e proposte in maniera aperta come elementi caratterizzanti delle realtà organizzative pubbliche del terzo millennio. Qualsiasi altra forma, priva di valori condivisi, perdono credibilità e legittimità. Quale che sia l’opzione organizzativa prescelta per guidare in futuro questo cambiamento, i valori, le motivazioni, gli atteggiamenti condivisi dal personale saranno sempre più decisivi per la prestazione complessiva del sistema militare.

(A. Todisco, www.ficiesse.it, 21.09.2015)

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