Isabella Venturi – Competitività e convenienza economica delle aziende a responsabilità sociale

Alla mia domanda: “Mi vuole dire cosa significa responsabilità sociale di impresa?”

La risposta che ho avuto da parte di responsabili di azienda, professionisti, sindacalisti di età e scolarità diverse, grosso modo è stata: “Ne ho sentito parlare, ma invero non saprei … “

Dunque inizierò a chiarire in breve il significato di responsabilità sociale di impresa (nella letteratura anglosassone corporate social responsibility, CSR) e in seguito, pensando in particolare alle aziende profit, illustrerò a grandi linee le implicazioni comportamentali ed economiche centrali per una azienda a responsabilità sociale (d’ora in poi CSR). Da ultimo presenterò il Salone della responsabilità e innovazione sociale: evento unico in Italia per originalità e importanza per le proposte concrete e le prospettive di fattibilità innovative su queste tematiche.

La responsabilità sociale d’impresa è l’impegno da parte di organizzazioni e/o aziende a comportarsi in modo responsabile nella gestione delle problematiche d’impatto sociale e ambientale al loro interno e nelle zone di loro attività. Oltre al rispetto delle leggi vigenti in tema del lavoro e dell’ambiente, acquisire una mentalità CSR significa sviluppare strategie aziendali di promozione dello sviluppo partecipativo e della crescita culturale del territorio. Ogni azienda attua CSR a seconda della propria specificità: innova processi di governance centrati sulla trasparenza e la partecipazione attraverso il dialogo con i diversi portatori di interesse (stakeholders): dipendenti, clienti, fornitori, comunità, soggetti pubblici, organizzazioni non profit. Il rispetto dell’ambiente e lo sviluppo della cultura locale sono elementi rilevanti al fine di attuare alleanze per creare valore condiviso e sostenibile nei territori dove opera l’azienda.

Ma che cosa contraddistingue le aziende che aderiscono alla cultura della responsabilità sociale di impresa? Trasparenza organizzativa e di bilancio, ascolto e partecipazione a tutti i livelli aziendali, ciascuno nel proprio ruolo, sono le linee guida di aziende che sviluppano al loro interno CSR. Inoltre, a seconda della propria specificità produttiva o di servizio, ogni azienda trova il suo particolare modo di attuare responsabilità sociale. Alcuni esempi? Un ristoratore che acquista i prodotti di coltivatori che lavorano terreni sottratti alla mafia; una ditta che assume giovani in numero pressoché pari tra femmine e maschi per ogni ordine gerarchico e sviluppa gruppi di lavoro per prendere decisioni partecipate; una azienda che trasforma caffè, acquista la materia prima da piccole cooperative di contadini di un paese dell’Africa centrale; un altro partecipa al sostegno delle attività sportive per i giovani del paese dove ha sede l’azienda, altri… ognuno trova una sua modalità per essere responsabile, e dunque si mette in relazione anche rispetto alla società, non solo rispetto al mercato.

Naturalmente l’Italia non è il solo paese dove si sta sviluppando la CSR. L’ Unione europea nel programma 2014-2020 tra i propri obiettivi evidenzia la coesione sociale e lo sviluppo sostenibile come elementi imprescindibili, in linea con i 17 obiettivi definiti nell’agenda 2030 dai 193 paesi aderenti all’ONU nel 2015.

Riferimenti più specifici si possono reperire nella Guida alla responsabilità sociale UNI ISO 26000, come pure nella Social Accountability SA 8000, certificazione etica centrata sulle condizioni di lavoro.

Dunque è evidente come in questi ultimi decenni sia in atto un processo culturale di rivisitazione del modello di sviluppo fino ad oggi dominante, che ha dato ampio spazio alle libertà individuali, spesso a scapito del bene comune. Si tratta di riequilibrare la situazione, senza togliere valore alla creatività imprenditoriale e al conseguimento del profitto. Aggiungere alla responsabilità economica di impresa quella sociale, può essere un vantaggio competitivo,  validamente inteso come sostegno al profitto, e non già come un fardello o qualche cosa di esclusiva pertinenza delle aziende no profit.

Infatti i vantaggi per l’impresa nell’adottare un comportamento socialmente responsabile sono molteplici. Di seguito mi limito a citarne alcuni tra i più evidenti:

  • Creazione di un ambiente di lavoro migliore, più sicuro e motivante: facilita la collaborazione, la responsabilità personale, il lavoro di squadra e il senso di appartenenza. Molti studi evidenziano la correlazione tra questi fattori e il tasso più o meno elevato di conflittualità, di opportunismo e assenteismo nei diversi contesti di lavoro. È innegabile come la qualità del clima aziendale influenzi la percentuale di errori commessi in produzione o in campo amministrativo, con relativi reclami dei clienti e costi anche di immagine. Non ultimo per importanza è lo scambio di buone pratiche tra lavoratori, favorite da un clima collaborativo: queste conoscenze implicite sono fattori determinanti per l’innovazione dei prodotti e dei processi produttivi, essenziali per un profitto aziendale positivo e durevole.

  • Consolidamento del marchio aziendale e sviluppo di un rapporto basato sulla fiducia e la fedeltà alla marca da parte dei “consumatori critici”. Da un’indagine Findomestic 2016, risulta che il 70% degli italiani si orienta preferibilmente verso prodotti che evidenziano responsabilità sociale e ambientale. Inoltre, sempre la medesima ricerca evidenzia che, qualora un’azienda si dimostrasse non sostenibile, il 64% degli italiani la boicotterebbe astenendosi dall’acquisto dei suoi prodotti e il 45% la sconsiglierebbe a parenti e amici. L’indagine mette inoltre in luce come ben l’87% degli italiani scelga marchi di fiducia, possibilmente made in Italy, e dotati di una buona reputazione.

  • Accrescimento della reputazione dell’impresa, con conseguente riduzione del rischio di iniziative di boicottaggio da parte di consumatori e loro associazioni. In merito al possibile discredito a causa di comportamenti irrispettosi dei diritti delle persone, ricordo due casi clamorosi: Nike e Nestlé. Entrambe hanno perso in stima e clienti, mentre le loro quotazioni in borsa sono calate di diversi punti.

  • Miglioramento dei rapporti con le istituzioni finanziarie, in virtù di una riduzione del profilo di rischio, è favorita l’acquisizione di finanziamenti. 

Anche le università italiane stanno indirizzando la propria attenzione verso la CSR. Nel 2015 è nata la RUS – Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile – per facilitare coordinamento e condivisione tra gli Atenei italiani impegnati sui temi della sostenibilità ambientale e della responsabilità sociale. Obiettivo della rete è la diffusione della cultura e delle buone pratiche di sostenibilità, sia all’interno che all’esterno degli Atenei. La rete interuniversitaria consente la messa in comune di conoscenze ed esperienze, valorizza gli impatti positivi in termini ambientali, etici, sociali ed economici delle azioni messe in atto dalle singole università.

È in questo ambito che si inserisce il Salone della CSR e dell’innovazione sociale. Il Salone – promosso da Università Bocconi, CSR Manager Network, Unioncamere, Fondazione Global Compact Network Italia, Fondazione Sodalitas, Koinètica – è un appuntamento atteso da chi si occupa di sostenibilità, innovazione sociale, CSR ed è considerato il più importante evento in Italia dedicato a questi temi. Grazie a un programma culturale articolato, caratterizzato da un approccio interdisciplinare, il Salone offre alle imprese occasioni di approfondimento e aggiornamento su strategie e strumenti per la sostenibilità.

L’edizione nazionale 2016 – che si è svolta come in precedenza nell’arco di due giornate in Bocconi – ha avuto risultati più che significativi: 143 organizzazioni protagoniste; 5.000 presenze; oltre 60 eventi; 250 relatori; 5 tappe, 1 pubblicazione Egea; 1 mostra digitale; 20 ore di diretta streaming; 1 maratona d’impresa, oltre 100.000 visite al sito; #CSRIS16 trend topic su Twitter per 4 giorni.

La 5° edizione, in programma il 3 e 4 ottobre 2017 sempre in Bocconi conta già l’adesione di oltre 150 organizzazioni. Nel 2017 sono state organizzate 8 tappe nelle sedi di altrettante Università per sviluppare proficui dialoghi tra aziende e istituzioni territoriali che praticano CSR. Le tappe, dislocate dal nord al sud Italia, sono in aumento di anno in anno. In questi eventi sono coinvolte imprese, istituzioni, organizzazioni non profit locali oltre, naturalmente, a docenti e studenti dei diversi atenei aderenti all’iniziativa.

Per saperne di più: www.csreinnovazionesociale.it

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