Massimo Visconti – Coronavirus, prima che rimangano solo macerie, una soluzione economica ci sarebbe

Un noto film di Carlo Verdone vedeva la moglie del protagonista, assillata dalla sterile paranoia del marito, dire continuamente “non ce la faccio più”. Oggi gli italiani costretti in casa da due mesi cominciano veramente a non farcela più. E non tanto per la pandemia quanto per la caotica e assurda gestione di questo momento difficile segnato dai continui DPCM che, come fuochi d’artificio, al termine della loro presentazione/show da parte del divo Giuseppe lascia le cose come stanno.

Quando non creano ancor più problemi del Covid-19 stesso. Basti vedere sul sito del Ministero dell’Interno per verificare che sono 17 le circolari che il Ministero ha emanato per “chiarire” i DPCM. E lo ha fatto in perfetto burocratese ovvero non facendo capire, a volte, nemmeno agli addetti ai lavori come comportarsi. Insomma a due mesi di distanza dall’inizio di questa pandemia, siamo solo costretti a subire passivamente l’imposizione di chiusura forzata in una casa, che sicuramente serve, ma non risolve da sola il problema.

I DPCM di Conte affrontano l’emergenza ma non parlano di futuro. Conte si riempie la bocca della parola “trasparenza” ma al momento, dai segnali che arrivano da Palazzo Chigi, il governo o meglio i partiti che lo sostengono sono più impegnati a spartirsi le 400 nomine in scadenza nelle strutture pubbliche. L’unica voce che sta focalizzando il problema economico e sociale è quella di Papa Francesco con la Sua frase “siamo tutti nella stessa barca”.

Purtroppo Angela Merkel e i suoi amici Olandesi e in parte Francesi pensano invece di stare su un transatlantico. Dentro il quale la tempesta economica che si è abbattuta sul mondo e sull’Europa in particolare sembra non li riguardi. Quando torneremo ad una pseudo normalità conteremo i morti non solo fisici ma anche imprenditoriali che questa confusione governativa sta creando in Italia.

Se non si corre subito ai ripari tantissime saranno le imprese, i negozi, i ristoranti o i professionisti che non ce la faranno a ripartire. Avremo un contraccolpo sul turismo che pagheremo per anni. Un mondo dello spettacolo che vedrà artisti di tutti i settori fare letteralmente la fame. Insomma non so se gli italiani hanno ancora voglia di cantare dai balconi e assistere impotenti a questo scempio sociale che sta erodendo la nostra economia.

Di fronte a questo scenario c’è ancora chi crede che il solo aiuto che l’Europa ci può dare sia il MES; che i poteri forti e gli Stati che credono di essere i padroni dell’Europa vorrebbero far intervenire in Italia. Come avvoltoi sull’uomo che sta per morire, piombare sui suoi resti e depredarlo di quel poco che gli è rimasto.

Ecco questo è lo scenario reale che si prospetta per l’Italia se non interviene la presa di coscienza che “stiamo tutti sulla stessa barca”. Su questa barca ci sono imprenditori, lavoratori dipendenti, liberi professionisti, artisti e intellettuali, pensionati e cittadini. Che se vogliono far ripartire l’economia italiana non possono fare altro che attuare un principio previsto anche dall’articolo 46 dalla nostra Carta Costituzionale, la Partecipazione.

Una Partecipazione attuata dei fattori della produzione come lavoro e capitale che anche nella liberista Germania, attraverso la Mitbestimmung, ha dato incentivi agli stipendi dei dipendenti dalle imprese. Che l’hanno attuata e che hanno partecipato all’utile aziendale. Eccola la ricetta tutta italiana che potrà aiutarci a dare un senso all’allocuzione del Papa “siamo tutti nella stessa barca”.

Operai che con il proprio lavoro e imprenditori che con il proprio capitale, superando l’antico e deleterio concetto della contrapposizione di classe, fanno ripartire le imprese. Nella consapevolezza che produrre ricchezza servirà a far crescere l’Italia e impedire che la nostra Nazione diventi un terreno di conquista. Conquista di chi sul Covid-19 pensa di rifondare uno Stato Feudale e dittatoriale.

Sicuramente qualcuno dirà che l’attuazione della Partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili dell’impresa è un’utopia. A questa affermazione rispondo con le parole di chi quel concetto l’aveva messo in pratica, Adriano Olivetti, che scrisse: “Il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare”. Al governo diciamo meno DPCM e più partecipazione altrimenti sarà la fine della nostra Italia.

(Secolo d’Italia)

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