Primo rapporto FVD-CGIL sulla contrattazione decentrata.

Su segnalazione di Aldo Amorettimain contributor di Mitbestimmung che ringraziamo per il prezioso e costante supporto, pubblichiamo in allegato la presentazione della prima edizione del rapporto sulla contrattazione decentrata, tenutasi venerdì 18 gennaio a Roma presso la sede della Cgil nazionale.

Il rapporto è frutto della collaborazione tra l’area delle Politiche contrattuali della CGIL nazionale e la Fondazione Giuseppe Di Vittorio (FDV). Il gruppo di lavoro è stato composto da Franco Martini (Segretario confederale), Rosario Strazzullo (Coordinatore dell’area), Manola Cavallini, Delia Nardone, Piero Soldini, Sebastiano Calleri, e da Nicoletta Brachini (ricercatrice), per la Cgil nazionale; da Fulvio Fammoni (presidente), Beppe De Sario e Salvo Leonardi (ricercatori), quest’ultimo main contributor di Mitbestimmung, per la FDV.

Di seguito un estratto relativo alle considerazioni su “Coinvolgimento” e Partecipazione” nell’ambito dell’area relazioni e diritti sindacali (pag. 34-35).

Il tema del coinvolgimento e della partecipazione si conferma quale componente fondamentale dei sistemi aziendali e territoriali delle relazioni industriali, concorrendo a qualificarne – sotto il profilo procedurale e dei modelli condivisi – i tratti che maggiormente predispongono all’innovazione organizzativa e alla coesione interna. Un terreno sul quale le esigenze datoriali in termini di produttività e miglioramento continuo, sia di processo che di prodotto, si intersecano con quelle dei lavoratori e delle loro rappresentanze organizzate, verso un maggiore riconoscimento del valore del proprio apporto nell’anticipazione e nella gestione di un cambiamento socio-tecnico, divenuto oggi sempre più incalzante. Un nesso potenzialmente foriero di nuove e più intense forme di democrazia industriale ed economica, per un modello come quello italiano, ritenuto comunemente debole, per il basso grado di istituzionalizzazione con cui riconosce e disciplina la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese. Una normativa quadro di derivazione comunitaria, in materia di diritti di informazione e
consultazione, ma solo per le imprese con oltre 50 addetti, e nessuna rappresentanza di tipo sindacale in seno agli organi che presiedono alla corporate governance delle aziende. La contrattazione collettiva, settoriale e decentrata, permane dunque quale fonte e fulcro, pressoché in esclusiva, di ciò che caratterizza gli elementi – sia di forza e di debolezza – della “via italiana alla partecipazione”.
Da questo punto di vista, i dati che emergono dall’indagine di questo Osservatorio, ci paiono attestare una sostanziale continuità col passato. Alla stregua di analoghe e recenti indagini (Ocsel, Adapt), coinvolgimento e partecipazione ricoprono una incidenza fra le più significative, nell’ambito dei rapporti sindacali negoziati a livello decentrato, aziendale e soprattutto – come si vede bene dai dati – territoriale. Poco meno di un accordo su due (43%), fra quelli esaminati, contiene un riferimento a istituti partecipativi. Considerate le singole voci, tuttavia, il risultato ci appare meno esaltante, per ragioni che sono al contempo quantitative e qualitative. Nel primo caso, rileviamo come il coinvolgimento tramite i diritti di informazione e consultazione riguardi mediamente il 13% dei testi – presumibilmente correlati alla costituzione di apposite commissioni paritetiche, di identica frequenza percentuale – laddove una quota doppia assume la più incisiva forma della “codeterminazione” (26%), principalmente declinata nella prassi dell’esame congiunto. Una modalità che si riallaccia ai requisiti richiesti per accedere alle agevolazioni fiscali previste dalla legge in rapporto ai premi di risultato. Una previsione, questa, nella quale occorrerebbe scavare ulteriormente, per potere rilevare il grado di autenticità, sotto il profilo dell’effettivo coinvolgimento sindacale alla programmazione dei piani aziendali, e non piuttosto di una mera concessione formale, al solo e preciso scopo di fruire dei benefici previsti dalla normativa.
L’altro elemento che ci pare di poter sottolineare criticamente è la sostanziale assenza di istituti e percorsi che pure – alla luce delle analisi e dei discorsi che accompagnano il mutamento di paradigma socio-produttivo di questi anni – sarebbe stato lecito attendersi. Delle tre forme canoniche con le quali la letteratura qualifica e cataloga i diversi tipi di partecipazione – organizzativa, economica e strategica –espressamente invocati nel protocollo siglato da Cgil, Cisl e Uil nel gennaio 2016, e in parte recepiti nel “Patto della fabbrica” del marzo 2019, nessuna è apparsa finora conoscere sviluppi significativi. Tutt’altro. I dati a riguardo, in questo come in altri analoghi monitoraggi (Ocsel, Adapt), convergono largamente. La partecipazione diretta nell’organizzazione del lavoro – sarà pure perché introdotta e diffusa attraverso schemi informali e non formalizzati negozialmente – ricorre in appena l’1% dei testi, con una incidenza ancora più irrisoria, se possibile, della sperimentazione del lavoro in team o in gruppi di progetto, pur tanto celebrati dalla letteratura sulle più moderne tecniche di HRM- Human Resource Management.
Telelavoro e Smart working assumono una frequenza significativa solo in settori come quello bancario e assicurativo, laddove per il resto – compresi servizi e terziario – non si va molto oltre una media del 3%. Non pervenuta la partecipazione agli utili (0,1%), e nemmeno quella strategica nella corporate governance, riconducibile a una presenza – seppur su basi volontarie – negli organi societari. Tutti elementi che, in definitiva, dovrebbero indurci a riflettere sull’efficacia di una via esclusivamente negoziale alla codeterminazione, come è finora avvenuto nella nostra ultra-decennale esperienza dei diritti contrattuali di informazione e consultazione.
Guardando alle esperienze europee più avanzate, e attuando – come invocato dai tre sindacati confederali nel protocollo del 2016 – le norme del nostro dettato costituzionale, per la parte inerente a un intervento legislativo che sancisca il diritto dei lavoratori a collaborare nell’impresa (art. 46).

Presentazione 18gen – Primo Rapporto Contrattazione II Livello

Cgil-Fdv_Report contrattazione secondo livello

 

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