Da Olivetti al capitalismo delle piattaforme.

C’era una volta, in un tempo che oggi sembra lontano lontano, un capitalista (e un capitalismo) dal volto umano e soprattutto umanistico. E che, diversamente dai neoliberali di oggi, non voleva trasformare la società in mercato, la vita in concorrenza di tutti contro tutti e ciascuno in mero imprenditore di se stesso. Un capitalista che certo aveva come suo baricentro l’impresa, ma un’impresa che si poneva al servizio della comunità e degli uomini e che voleva perfino democratizzare se stessa conferendo ai lavoratori e alle istituzioni del territorio la proprietà o la partecipazione alla gestione dell’impresa stessa.

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Adriano Olivetti, la letteratura al tempo della macchina per scrivere.

La “Lettera 22” per gli appassionati rappresenta un oggetto di culto; sembra passato un tempo infinito da quando i suoi tasti hanno generato tante pagine memorabili, arricchendo il panorama letterario mondiale. Questa ormai mitica macchina per scrivere, spesso, è stata vista accanto ad intellettuali che hanno lasciato il segno per aver tracciato sentieri attraverso i quali oggi è possibile incamminarsi per seguire le loro orme.

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Almaviva Contact, Antonelli ai sindacati: “Collaboriamo come in Germania”.

Un cambio di paradigma nelle relazioni industriali che stimoli la funzione sociale dell’impresa e affidi un ruolo nuovo ai lavoratori. Almaviva Contact rilancia sulla democrazia partecipativa nelle aziende per affrontare con strumenti innovativi la sfida industriale che il settore dei call center non si può permettere di perdere. Pena la scomparsa dalla scena produttiva italiana.

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Severino Salvemini – Più “capitalismo dei partecipanti” meno “capitalismo degli azionisti”

(Estratto da “Direzione del Personale”, trimestrale di informazione e cultura dell’Associazione Italiana per la Direzione del Personale, giugno 2016)

Gli ultimi vent’anni hanno sancito un modello di impresa basato sostanzialmente sulla finanziarizzazione. E ciò ha prodotto anche la concausa (non secondaria) della recessione iniziata nel 2008 e non ancora finita.

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Eugenio Caruso – La storia di Adriano Olivetti

Nacque sulla collina di Monte Navale, nelle vicinanze di Ivrea l’11 aprile del 1901, da Camillo, ebreo, e Luisa Revel, valdese. Non ricevette alcuna educazione religiosa (anche se era riuscito a procurarsi un certificato di battesimo valdese per sfuggire alle leggi razziali fasciste del 1938); solo nella maturità, in vista del secondo matrimonio, si convertì al cattolicesimo.

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Giovanni Pino – L’altro profilo delle RI: la partecipazione alla gestione dell’impresa

Due importanti iniziative scientifiche, un seminario italo-francese, organizzato dall’Associazione Lavoro e Welfare presso la Camera dei Deputati e un Convegno a Roma della Rivista giuridica del lavoro, sull’attuazione degli artt. 39 e 46 della Costituzione, possono contribuire a riporre all’attenzione dello studioso (e sarebbe auspicabile anche del legislatore), il tema della partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa.

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Socializzazione: l’Italia ha ancora bisogno della “nobile impresa”.

«La socializzazione, ardito progetto di un socialismo proiettato al futuro, presuppone una educazione profonda ed una coscienza saldissima delle classi sociali, le quali si rendono conto di agire e lavorare per lo stesso obiettivo: il miglioramento economico e sociale del popolo tutto e di rimando di ogni singolo cittadino»: semplici parole che descrivono la collaborazione di classe fulcro della socializzazione delle imprese. Questa teoria rivoluzionaria, messa in pratica nelle tragiche ore finali del fascismo, viene descritta con dovizia di particolari nell’opera La nobile impresa, di Gianluca Passera, libro che costituisce una perla rara nel panorama economico e culturale italiano.

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